Il culto di San Michele, derivato dal Micheleion costantiniano sul Bosforo e da Konya, arriva in Italia molto presto. È attestato a Roma in una basilica dedicata all’Arcangelo, situata al VII miglio sulla Via Salaria nell’area dell’antica Fidene, sorta nel primo terzo del V secolo, che non ebbe la rinomanza del Santuario garganico, nonostante il 29 settembre vi si celebrasse una messa stazionale presieduta dal Papa. La data dell’8 maggio del 490, ritenuta quella della prima Apparizione dell’Angelo a Monte Sant’Angelo sul Gargano, viene da taluni considerata indicativa e forse antecedente di qualche decennio. Roma, città del martirio di Pietro e Paolo, il santuario nazionale dei longobardi sul Gargano che unifica nel culto Langobardia Maior (con capitale Pavia) e Langobardia Minor (con Capitale Benevento) e la Terra Santa determinano il principale asse attorno al quale si sviluppano le prime e principali vie di pellegrinaggio. Tra i principali centri del culto micaelico nella Langobardia Maior (la cui più importante testimonianza pervenutaci è il tempietto longobardo di Cividale) spicca la Sacra di San Michele, alla cui protezione era affidato il sistema difensivo delle Chiuse del Colle del Moncenisio, in Val di Susa. La Sacra costituiva la prima tappa in territorio italiano di quella successiva variante della Via Francigena che muoveva da Mont-Saint-Michel in Normandia e giungeva fino a San Michele sul Gargano, collegando i tre principali luoghi sacri dedicati all’Arcangelo per proseguire poi, via mare, verso la Terra Santa. Importantissime chiese intitolate a S. Michele si ritrovano lungo il percorso: Cremona, Busto Arsizio, Coli nei pressi dell’abbazia di Bobbio con l’eremo di San Michele, fondato nel 615 da san Colombano sull’antico cammino di pellegrinaggio denominato Via degli Abati che dall’Oltrepò Pavese passava per Bobbio raggiungendo Pontremoli e Lucca, antica capitale del Ducato di Tuscia. Qui esiste un’altra chiesa longobarda intitolata a san Michele in Foro, riedificata in forme romaniche dall’XI secolo, e numerosissimi luoghi di culto si ritrovano lungo il percorso che porta a Roma, dove san Michele campeggia inciso sulla Porta San Sebastiano o Porta Appia. L’itinerario dei pellegrini si snodava infatti principalmente lungo l’ Appia, la Casilina (Casamari – Montecassino), l’Appia Traiana, la Via Sacra Langobardorum (San Severo- Monte Sant’Angelo) e da qui, attraverso Siponto, verso la Terrasanta.
La via dell’Angelo”, o Via Micaelica, è un percorso fondamentale per la storia italiana ed europea che, dall’VIII al XIII secolo- dai longobardi ai normanni- attraversa l’Italia in direzione Gerusalemme strutturando, sull’antica viabilità attorno a luoghi di culto presenti, preesistenti e sostenuti dalle aristocrazie locali e dai nascenti ordini monastici, le vie di pellegrinaggio. Non è pertanto un caso che san Benedetto riceva la prima investitura a diventare abate nella cappella di S. Michele che la tradizione indica nella chiesa-grotta presso S. Cosimato a Vicovaro, a pochi chilometri da Subiaco, e che i monaci di Farfa (monte Tancia nel reatino) e di Montecassino (S. Michele in Monteluce) si facciano attivi promotori del culto micaelico. Lo stesso San Francesco, devotissimo a san Michele, percorre come pellegrino i luoghi micaelici e detta la Regola nella grotta di san Michele a Fonte Colombo presso Rieti.
Se moltissimi siti micaelici (chiese o culti in grotta), rinvenibili nei toponimi e nelle date di culto, nel corso del medioevo vengono rinominati con altre dedicazioni (SS.ma Trinita’ a Vallepietra, S. Maria della Mentorella…), il culto di San Michele, già ritenuto protettore contro gli invasori saraceni (Cerveteri), si rafforza dopo la Vittoria di Lepanto che il pontefice S. Pio V attribuisce all’intervento miracoloso dell’Angelo di cui si ha un’eco formidabile nelle isole (Procida, Capri, Ischia, Elba,…), nelle rappresentazioni iconografiche (basilica di Maria Ausiliatrice a Torino e di S. Michele ad Anzio) e folkloriche (tra le altre manifestazioni: a Sermoneta, oltre la secolare e tradizionale fiera di San Michele il 29 settembre , la rievocazione storica della Battaglia di Lepanto e di S. Maria della Vittoria nella seconda domenica di ottobre). Contestualmente alcune chiese vengono ridedicate a S. Michele (Canepina), il cui culto si ravviva dopo la IV apparizione, nel 1656, a Monte Sant’Angelo (guarigione dalla peste) e si rigenera nelle città di fondazione d’età fascista (Latina, Aprilia, Pomezia, Carbonia…) e prosegue tutt’oggi con la dedicazione di numerosi luoghi di culto in Italia e all’estero.
Di particolare interesse è l’attuale gestione del Pontificio Santuario di Maria SS.ma ad Rupes a Castel S. Elia, con la chiesa di S. Michele e di S. Elia con splendidi affreschi angelici, retta dai polacchi padri micaeliti, che reggono anche il santuario di Monte Sant’Angelo. L’importanza del Culto di San Michele che si estende dalla Polonia, (Kościół pw. św. Michała Archanioła), alla Spagna (Barcellona, Sant Miquel del Port… ), alla Grecia (isola di Simi), al Belgio (Bruxelles, Cathédrale des Saints Michel et Gudule), alla Germania (Amburgo St.Michael; Hildesheim, S. Michael), alla Svezia (Västerås, Mikaeli kyrkan), alla Norvegia (Hamm erfest), all’Ucraina (Kiev, St. Michael Ki rke, Mikhaylovsky zla toverkhy monastyr), all’Islanda (Hl. Michael), alla Russia (Mosca – Archangelskiy Sobor), alla Finlandia (Turku, St. Michael) apre una prospettiva amplissima che richiama direttamente in causa l’Europa e l’Unesco.
Per concludere vorrei sottolineare
a) l’importanza della Via Micaelica come struttura portante su cui s’innervano le successive
vie (francigena, benedettina, francescana)
b) la capillarità dell’estensione del culto micaelico in Europa e la possibilità di creare vie
europee previa mappatura (Atlante dei luoghi di culto micaelici europei)
c) la capillarità del culto micaelico nelle regioni italiane con possibilità di raggiungerle TUTTE
dopo apposite mappature ( Atlante dei luoghi di culto micaelici italiani)
d) la vitalità del culto micaelico presso le comunità locali data la rifunzionalizzazione del culto
stesso
e) la presenza del culto in luoghi di grande rilevanza turistica ed in luoghi minori e rurali
spesso inseriti in parchi nazionali e regionali (chiese in piccoli centri, lungo vie di
transumanza e culti in grotta )
*In foto: Cristo tra gli arcangeli Michele e Gabriele, lunetta del Tempietto longobardo (Cividale)